Regione NUTS-3 Pordenone (Italia)
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La provincia di Pordenone fa parte della regione Friuli Venezia Giulia e si trova nella metà settentrionale della regione della Convenzione Alpina. Di forma quasi rettangolare, la provincia è delimitata da confini di tipo prevalentemente geografico: ad est e a ovest vi sono infatti i fiumi Tagliamento e Livenza, a nord vi sono le Prealpi Pordenonesi e le Prealpi Carniche; soltanto a sud i confini sono di carattere politico. Il termine "Prealpi" non si addice del tutto al crinale più a nord che in realtà fa parte delle Dolomiti principali e che raggiunge un'altezza di m 2703 (Cima dei Preti). Altre vette sono il Monte Duranno (2652 m), Monte Monfalcone (2548 m) o il Monte Pramaggiore (2478 m), decisamente più in basso vi sono le valli Cimoliana e Settimana. Rocce calcaree di epoca giurassica e cretacea formano le montagne più a sud: Monte Cavallo (2251m), Monte Raut (2226m) etc. con le Valli Cellina, Meduna e Arzino. Gli speleologi vengono in questa zona carsica, ben consci dei pericoli che possono correre (cfr. Notranjsko-kraska). Il crinale montuoso che fa da confine discende dolcemente trasformandosi in una catena collinare, verso la pianura veneta. Nelle poche zone a livello del mare il clima è mediterraneo, proprio grazie alla vicinanza con il Mediterraneo. Prosperano le macchie e la temperatura si rinfresca più facilmente, anche grazie alle caverne carsiche ove è sempre presente la neve (cfr Bergamo), in Val Cellina cresce il pino mugo, specialmente in fondo alla valle. Nei 37.000 ettari del Parco Naturale Regionale delle Dolomiti Friulane è presente grande varietà di fauna e flora: il colubro di Esculapio, il colubro liscio, la biscia tassellata, il colubro, la salamandra alpina, la salamandra giallo-nera, il tritone alpino, le tartarughe di terra e il rospo smeraldino, la rana temporaria, la lucertola muraiola, il ramarro, la lucertola selvatica e la vipera rappresentano esemplari tipici delle famiglie di anfibi e rettili. Tra i mammiferi si incontrano tassi, pipistrelli (famiglia dei chirotteri), ghiri e quercini, moscardini (detti anche nocciolini) e arvicole delle nevi, martore e moffette; gli orsi vengono avvistati solo di rado. Il limitato intervento dell'uomo nel parco consente il prosperare di una ricca avifauna, fagiani di monte, gallo forcello, pernice bianca, gufo, civetta, nibbio, aquila reale, biancone e molti altri. Tra le piante endemiche ci sono l'arenaria di Huter, la genziana "Gentiana froelichi" o la pianella della Madonna (cfr. Udine). I primi cenni storici documentati risalgono all'anno 1000 a.C. con i Paleoveneti e dal V sec a.C. con popolazioni celtiche e carniche. Dal III sec. a.C. si profilò una graduale 'romanizzazione' a partire da Venezia ed, in fine, la provincia prese il nome dal latino "portus Naonis", ovvero porto del fuime Noncello. Già dal II sec. d.C. il periodo di pace fu interrotto da numerose incursioni barbariche ad opera di Marcomanni, Alemanni, Visigoti, Unni, Eruli e Ostrogoti. Nel VI sec. d.C. giunsero i Bizantini e i Longobardi che avviarono una lenta ripresa. Nel 774 seguirono i Carolingi, quindi innumerevoli incursioni magiare fecero sprofondare la terra in uno stato di miseria e di difficoltà. Lentamente i patriarchi di Aquileia conquistarono il potere in tutto il Friuli e lo suddivisero tra i feudatari, i quali fecero erigere importanti costruzioni e castelli. Inoltre, il passaggio di Pordenone a realtà comunale, già avviato in Italia per altre città, prese piede soltanto tra il XIII e il XIV sec. Dal XIII sec. Pordenone divenne capoluogo dello Stato Autonomo della Curtis Regia Naonis e fedele avamposto di controllo degli Asburgo, fino a quando nel 1508 non fu più possibile arginare l'ascesa della Repubblica di Venezia. Da quel momento in avanti la città prese nuovamente vigore dai suoi porti fluviali e divenne parte attiva dell'eccellente sistema commerciale veneziano, mentre l'interland contadino andava impoverendosi. Nel 1797 fu la vota dela dominazione napoleonica, seguita dal 1815 da quella austriaca, che provocò diversi anni di povertà e carestia. Dal 1866 Pordenone entrò a far parte del Regno d'Italia e successivamente dovette subire gli effetti devastanti della I Guerra Mondiale. Nell'Italia dell'era moderna Pordenone si trasformò in una regione economicamente molto forte e nel 1968 si separò definitivamente dalla provincia di Udine. Oggi la densità di popolazione è al di sotto della media nazionale italiana (da 131 a 191 ab./km2), l'urbanizzazione è tra le più basse in tutta la nazione. Il livello di disoccupazione (4,2%) e il reddito pro capite (23.193 € annui) sono di ottimo livello per il PIL nazionale (2004). Il settore secondario è ancora molto forte e offre prevalentemente occupazione nelle industrie di trasformazione e di lavorazione dei metalli, nella costruzione di macchinari (tra gli altri, gli elettrodomestici Zanussi), nell'edilizia, nell'industria di lavorazione e trasformazione del legno, nella trasformazione di minerali non metallici, nella costruzione di apparecchi ottici ed elettronici. Gli impieghi nei servizi sono costituiti da commercio, industria immobiliare, informatica, ricerca, manutenzione, sanità, servizi sociali, edilizia, industria alberghiera e ristorazione, trasporti, magazzinaggio, amministrazione pubblica, difesa nazionale e previdenza sociale. La provincia di Pordenone è senz'altro poco nota per il turismo, ma grazie ai suoi scorci naturalistici e alla sua vicinanza con l'Adriatico riesce comunque ad essere turisticamente attraente. Le sue vette e le sue valli, come pure i suoi laghi pittoreschi appartengono ai paesaggi alpini più autentici. Il turismo va pian piano sviluppandosi, anche grazie alle poche ma seducenti zone sciistiche (Caut Cimolis /Piancavallo). Degni di visita sono anche i graffiti raffiguranti animali preistorici, nel Parco Naturale di cui abbiamo parlato in precedenza, che furono scoperti per caso nel 1994 da un gruppo di studenti in gita scolastica. Gli amanti della cultura possono godere di ore indimenticabili, visitando i palazzi signorili e i castelli, come pure i paesini montani e lo stesso capoluogo. Qui particolarmente interessanti, oltre alla città vecchia di architettura veneziana, sono i quadri di A. De Sacchis conservati nel Duomo gotico romano di San Marco (XIII sec) e nella Pinacoteca Nazionale. Particolare attenzione merita la cucina tipica regionale, tra le cui prelibatezze si annoverano il radicchio con lo speck, le balote (polenta col formaggio di Clauzetto), la petuccia (tipica della Val Cellina), i filetti di trota affumicati o i cialzons (ravioli della pianura). Tra gli oltre cento vini DOC sono degni di nota "Friuli Grave", "Friuli Latisana" e "Lison Pramaggiore". | |||||||||||||||||||